La basilica cattedrale di San Panfilo risale all’anno 1075 e che è stata dichiarata monumento nazionale nel 1902.
Nel 1818 è stata elevata da papa Pio VII al rango di basilica minore.

Edificazione su un tempio di età romana, fu fatta erigere dall’Imperatore Ludovico II nell’VIII secolo per ospitare il corpo del vescovo Panfilo, che fu traslato, secondo leggende locali, dalla vicina Corfinio.

LA CRIPTA

La chiesa fu danneggiata una prima volta in maniera grave nel terremoto del 1456. Colpita e gravemente danneggiata in seguito al terremoto del 1706, fu ricostruita con forme barocche, in parte ancor oggi visibili, nonostante i recenti restauri. Di originale si conservò l’impianto planimetrico, la parte bassa della facciata e la cripta gotica.

Cattedrale di San Panfilo

La cripta, la parte più antica della chiesa. Le colonne laterali con fusto monolitico in pietra calcarea, risalgano al X secolo. L’ambiente occupa lo spazio della zona presbiteriale superiore, ripartito in tre navate con 14 colonne e l’altare seicentesco di San Panfilo. Ai piedi della gradinata centrale si trova la Cappella del Santo, con l’altare in pietra locale intarsiata di marmi policromi, eretta nel 1662 per ringraziare il santo dal miracolo contro la peste del 1656.

All’interno dell’altare si trova una nicchia con il busto reliquiario di San Panfilo, in rame dorato, argento e smalti, opera del 1458 di Giovanni di Marino di Cicco sulmonese.
Sulla parete a destra della cripta c’è un monumento sepolcrale a nicchia della seconda metà del XIV secolo, con un’affresco che ritrae una Madonna col Bambino tra San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista.

La sala dedicata a Celestino V

In un ambiente attiguo si apre una sala dedicata a Celestino V, con la conservazione di alcune reliquie del santo e cimeli:

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una parte del cuore, in teca, indumenti e paramenti sacri, un busto, un Crocifisso ligneo proveniente dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone, alcuni documenti redatti di suo pugno e un cilicio penitenziale.

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